Ho sognato la morte della Democrazia e anche il suo funerale.
Morta di crepacuore. Non ha sopportato la fine dei dibattiti
nelle sezioni di partito, quando centinaia di cittadini
discutevano della cosa pubblica, avanzavano istanze comuni,
lanciavano proposte per le loro comunità di appartenenza.
Quando c’erano i militanti che avevano visioni diverse del
mondo, volevano una società diversa e lottavano per
l’affermazione dei propri ideali.
Non ha sopportato le urla televisive, le stupide decisioni
assunte nei talk show, il consenso estirpato per una pagnotta.
Non ha sopportato i partiti azienda, nei quali le quote
azionarie sono le tessere e i voti. Tessere e voti spesso
raccolti con mezzi violenti: ricatti, promesse, favori personali.
Non ha sopportato la politica spettacolo. Ha sofferto per
aver subito tanta violenza, smembrata in tante oligarchie
locali che assumono decisioni senza alcun controllo democratico.
Smembrata in tante piccole tettocrazie e culocrazie mediatiche.
Colpita da ex cittadini trasformati in spettatori e ammiratori.
Povera Democrazia, distesa senza sorriso, in una bara tricolore.
Adesso lei è morta, uccisa da pifferai senza spartito, da politicanti senza mestiere, dagli ingordi consumatori di fiducia e di bene comune.
Uccisa da una rappresentatività popolare inutile e dannosa, vuota, finta.
Ammazzata dal degrado civile e dalla retorica delle istituzioni.
Non è riuscita a sopportare lo strapotere del mercato, delle
multinazionali che governano più dei governi e degli uomini
d’affari che hanno più diritto di cittadinanza dei cittadini.
La povera Democrazia non ha sopportato un bipolarismo
plastificato e straccione, ingiusto e soffocante.
Con lei, nella sua bara, giace l’Opinione pubblica, sempre
meno critica e sempre più ventriloqua. Con lei giacciono gli
Ideali, denutriti dagli intellettuali di corte.
Al loro posto la necessità, il bisogno, l’interesse,
l’opportunismo, la prestazione. Suonano le campane a morto.
Al funerale non c’è nessuno. In fondo questa Democrazia dava
fastidio a tutti. Mi sveglio. E’ capodanno. Esprimo un
desiderio per il futuro. Vorrei che la Democrazia fosse viva.
Sono ottimista, perché in fondo soltanto i morti possono
resuscitare. E la Democrazia, è morta.
Michele Finizio, in La Nuova del Sud,
domenica 3 gennaio 2010, rubrica settimanale)