Intervista a Daria Colombo, una delle promotrici del movimento dei girotondini
"Quella di oggi è una generazione che usa la Rete, piena di volontà"
"No B-Day? Internet e passione
in piazza sabato i nostri valori"
"Quei ragazzi parlino con i partiti senza farsi strumentalizzare
e non discriminino chi è di centrodestra ma è d'accordo con loro"
di MATTEO TONELLI
Daria Colombo
ROMA - E' il 14 settembre 2002. Un milione di persone invadono piazza san Giovanni a Roma. E' la consacrazione del movimento dei girotondi. Oggi, a distanza di sette anni, piazza San Giovanni si appresta a essere riempita nuovamente. Stavolta da un movimento che nasce da Internet e che grazie alla Rete si sviluppa. Daria Colombo era una delle animatrici della stagione dei girotondi, che certo non ha più toccato le vette di San Giovanni, ma ha fatto sentire i suoi effetti in mille modi: "Eravamo partiti con un volantino e tanta speranza. Chiamavano a raccolta i cittadini intorno a quei palazzi che rappresentavano un simbolo di diritto. Poche decine all'inizio, un milione alla fine".
Vede differenze tra le vostre motivazione e quelle del No B-day?
"No, anzi direi che oggi le cose vanno ancora peggio. Quei diritti che difendevamo allora vanno difesi ancora oggi. E con forza"
Voi usavate i volantini, oggi tutto nasce su Facebook e sui social network.
"E' vero. Ricordo il nostro primo volantino che distribuimmo anche al mercato. Poi, certo, utilizzavamo le mail, ma questa è una generazione più giovane, che parla un linguaggio diverso. Ma è un bene che ci sia e che si muova così".
Che idea si è fatta dei promotori del "No B-day"?
"Ho parlato con alcuni di loro e mi pare che abbiano avuto un'idea splendida e che si muovano con grande entusiasmo e passione. Sono sinceri quando dicono che vogliono tener fuori i partiti ed è vero che nascono dalla società civile".
Di cui si può certificare la rinascita?
"La società civile non è mai morta. Certo, quel movimento non ha più toccato certe vette, ma continua a far politica in varie forme, magari meno visibili. La sua nascita, però, ha segnato un cambiamento irreversibile".
Dalla società civile ai partiti. Dal "No B-day" viene un secco altolà, il Pd sembra diviso mentre Di Pietro non perde occasione per sottolineare la sua partecipazione alla manifestazione.
"Al Pd dico che farebbe bene a capire questo movimento e a dialogarci, altrimenti non capisco a che serve il Pd".
Sabato la manifestazione: lei come visse l'attesa del giorno prima?
"Serenamente, anche perché si avvertiva che la partecipazione sarebbe stata enorme. Ero più tesa prima del primo girotondo, aspettavamo 50 persone ne sono arrivate mille".
Che rischi corrono quelli del no B-day?
"Da una che c'è passata....mantengano l'autonomia dai partiti ma ci dialoghino e così facciano i partiti senza cercare strumentalizzazioni".
Questi sono i rischi esterni e quelli interni?
"Un movimento è fatto di tante teste diverse, che magari non la vedono allo stesso modo su tutto ma sono d'accordo sui principi fondamentali come quello della difesa della Costituzione. Ecco, per questo possono farne parte anche persone di centrodestra che non vanno additate o escluse. Democrazia è anche questo".
E del dopo 5 dicembre che idea si è fatta?
"Difficile dirlo. Bisognerà vedere se avranno la forza e la volontà di trasformarsi in qualcosa di più stabile".
Ultima cosa, sabato suo marito Roberto Vecchioni sarà sul palco. Lei sarà in piazza a Roma?
"Certamente".