Antonio Sicignano
07 dicembre alle ore 15.17
... una giornata bellissima quella di ieri 5/12/2009 ,per le strade di Roma.-
E’ stata un’ esperienza toccante, lasciarsi abbracciare e cullare da una folla oceanica di belle persone .- Legate da un profondo sentimento di VITALITA’ e colore il “ Viola “ , da una sete di verita’ e giustizia sociale .- Un abbraccio corale , dalla pelle al cuore , tutto in un’ interminabile giornata.- In un dolce respiro di Felicita’.- E sul calare del pomeriggio, quando le prime luci della sera , illuminano la citta’ eterna e la grande piazza ; – il toccante discorso di Salvatore Borsellino, – dal palco di San Giovanni in Laterano – in un crescendo di emozione e di applausi e di cori – ho visto con i miei occhi la commozione disegnarsi lentamente sui volti di molte persone.- Lacrime di gioia intrise a rabbia, in attesa della Liberta’ .- Guardando quei volti espressivi umani intorno a me e sentirne il battito dei loro cuori, mi sono venute alla mente le parole della voce fuori campo di ERRI DE LUCA tratte dal suo bel romanzo “ IL GIORNO PRIMA DELLA FELICITA’ “ : Il giorno prima della Liberta’ don Gaetano era andato a combattere con i napoletani.- Non si era chiuso in casa ad aspettare.- Aveva fatto la cosa necessaria.- E pure io.- E se la Liberta' lo trovava morto il giorno dopo ? Era peggio se lo trovava nascosto.- La Liberta’ uno se la deve guadagnare e difendere.- La Felicita’ no, quella e’ un regalo, non dipende se uno fa bene il portiere e para i rigori.- La Felicita’: come mi permettevo di nominarla senza conoscerla? Suonava svergognata in bocca a me, come quando uno si vanta di conoscere una celebrita’ la chiama col solo nome, dice Marcello, per indicare Mastroianni.-
Antonio Sicignano @ Piazza San Giovanni
Roma, 05 Dicembre 2009
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Giovanni Carullo:
Le manifestazioni, il filo rosso e il filo viola
Ieri alle 19.31
"Ma cosa le fate a fare queste manifestazioni, tanto lui resta al governo per tutti e cinque gli anni"
A quel punto il boccone mi si e' bloccato tra lingua e gola, ho smesso di masticare e l'ho guardata. Anziche' lamentarsi dei dolori alla schiena, come fa di solito, stavolta mia madre si avventurava in un commento alla manifestazione di ieri. Dalle poche immagini passate dalla televisione di regime si era fatta l'idea di un incontro folcloristico di pochi nostalgici e qualche sognatore, ma alla fine il suo giudizio non era molto diverso da quello di un Casini o di un Bersani qualsiasi : tanta buona volonta', energia nuova, ma inutile nei confronti di un potere tenacemente aggrappato alla sua sopravvivenza e anche al consenso, che in un modo o nell'altro, ha saputo conquistare e detenere nelle distorte modalita' che conosciamo.
"Non e' possibile rimanere in silenzio davanti alla sfascio dell'Italia, non servira' a niente, ma c'e' una parte del paese che vuole urlare il suo disgusto". Non so se l'ho detto o se l'abbia solamente pensato, in fondo mia madre non ha mai votato Berlusconi, ma a differenza mia e' sempre stata troppo realista e senza sogni.
Ma era solo uno sogno la manifestazione di ieri a Roma?
Era solo lo sterile grido di protesta di un paese civile che giorno dopo giorno vede minato, vilipeso e calpestato l'equilibrio su cui si fonda la convivenza sociale e il funzionamento delle istituzioni democratiche?
Insomma le manifestazioni possono avere un peso sulle decisioni politiche, sul sistema complesso dei rapporti tra gli attori sociali, possono incidere sull'agenda di un governo e di una opposizione che rifuggono sempre piu' spesso in una tautologia autoreferenziale?
Anche nell'intento e nell'attesa di chiarirmi questo dubbio, oggi mi sono dedicato una ricerca su internet : Per buona parte della manifestazione di ieri, mi sono accompagnato lungo il corteo, ad una persona che spingeva un carrozzino tre altoparlanti collegati ad un nastro registrato, che mandavano dei brani musicali di lotta e resistenza. Alcuni li conoscevo un po' meglio, altri no : mi aveva colpito quello che faceva riferimento ai morti di Reggio Emilia. Oggi sono andato a cercarmelo su YouTube, si tratta di un brano di Fausto Amodei, appunto intitolato "Per i morti di Reggio Emilia"
http://www.youtube.com/watch?v=xJKz_jdRyg8
Stimolato dalle parole della canzone, in compagnia di mio figlio, mi sono dedicato ad una rilettura degli avvenimenti del 1960, dalla rivolta di Genova alla manifestazione di Reggio Emilia, agli spari e ai freddi assassinii di giovani uomini scesi in piazza per protestare contro un governo autoritario e neofascista che sminuiva le prerogative del Parlamento e contava sulla partecipazione degli uomini del partito- Gladio.
Una pagina di storia che non sembra piu' appartenere alla vita repubblicana di questo Paese, rimossa dalla coscienza e soprattutto dalle conoscenze delle giovani generazioni : eppure in quel 1960 i giovani di questo Paese, sino a quel momento considerati come spoliticizzati, distanti dalla generazione dei partigiani e orientati al mito delle "tre M" (macchina, moglie, mestiere) seppe reagire e la giovane età di tre delle cinque vittime di Reggio Emilia testimonia invece la presa di coscienza in termini di impegno e partecipazione.
Fu enorme il tributo di sangue pagato dagli uomini di questo Paese in occasione delle manifestazioni che si susseguirono nell'intera penisola, fino a Catania e a Palermo, ma il loro sacrificio servi' a determinare la caduta di un governo neofascista che poteva far ripiombare il paese nel baratro dell'autoritarismo : il governo cercò di difendersi parlando di un complotto internazionale ordito con gli appoggi del Cremlino, ma la reazione del popolo italiano seppe ridisegnare un tracciato democratico per il nostro Paese, anche se altri periodi bui attendevano al varco.
Non so ancora questa breve ricerca abbia potuto contribuire a chiarirmi tutti i miei dubbi sull'esito della manifestazione di ieri. Ma ho la consapevolezza che in questo Paese esiste un robusto filo, rosso o viola che sia, che lega tutte le manifestazioni : e' il filo che lega uomini e donne diversi per cultura o per regione di appartenenza, differenti anche per credo religioso o politico, ma che sentono la comune esigenza di salvare le conquiste democratiche che tanto sono costate in termini di lotte e di sangue. Uomini e donne che amano il loro Paese piu' della loro vita e non possono consentire ad interessi privati o settari di trasformare le Istituzioni in uffici di rappresentanza al servizio dei loschi fini, propri e dei propri amici. Ho visto questi uomini e queste donne ritrovarsi ieri a Roma, figli, fratelli e sorelle di tutti quelli che hanno usato la piazza per costruire un paese democratico e contribuire a cambiare il corso della storia. Sara' un mio ingenuo sogno, ma credo che il filo rosso o viola che sia, che lega manifestanti di ieri e manifestanti di oggi, servira' ad aprire gli occhi a tutti quelli che, per paura o convenienza, non credono sia più possibile sperare in un Paese migliore.
giovanni carullo
per saperne in piu' sui morti del 1960 :
http://www.reti-invisibili.net/reggioemilia/